“PUR DI COMPIERE IL MIO CORSO E IL MINISTERO CHE HO RICEVUTO”
Miei cari amici, Così si esprimeva mio marito nell’epigrafe della sua autobiografia ”L’orecchio e la Vita”. Era il 1976. Venticinque anni fa, aveva iniziato questo cammino verso la luce. Venticinque anni dopo termina la sua corsa in una volata dove il dolore è al suo apogeo. Egli desiderava ritrovare la pace nel corpo e nell’anima che tanto avevano sofferto nel corso degli ultimi cinque anni. Io l’ho seguito passo per passo in questo suo cammino verso l’eternità. Ho potuto in questo modo misurare l’immensa misericordia che ha manifestato, giorno e notte, accettando queste prove, senza mai lamentarsi e sorridendo dal profondo della sua sofferenza. Mi sono ricordata allora delle numerose riflessioni che aveva l’abitudine di esprimere al momento opportuno, essendo lui stesso ispirato da ciò che riceveva dall’alto. Con una umiltà confinante con la più grande semplicità, lui non parlava mai delle sue “scoperte” che considerava come delle evidenze. Per lui, quello che trovava gli era offerto perché potesse trasmettere agli altri esseri umani la manna di cui aveva beneficiato fin dall’infanzia. “Tutto ricevere per tutto dare” era il suo motto. Questo cibo provvidenziale e miracoloso, inviatogli dal Cielo, lo metteva sempre al servizio dell’altro, con una generosità che un gran numero di pazienti e allievi hanno potuto apprezzare nel corso della loro esistenza. Io avevo sempre l’abitudine di dire che egli era a trecento metri di altezza mentre io mi affannavo al livello del suolo. A volte però riuscivo a prendere l’ascensore per andare a raggiungerlo a quelle altezze dove viveva tranquillo, lontano dalle turpitudini di questo mondo. Lassù noi potevamo discorrere sul divenire di quelli che sollecitavano il nostro aiuto. Sempre pieno di speranza, Tom, non dimenticava mai quelli che soffrivano di un male che lui poteva alleviare. Il suo senso della missione non lo abbandonava mai. Questa missione lui l’ha condotta in maniera magistrale e non penso che egli sia partito lasciandola incompiuta. Lui è passato sulla terra facendo del bene, in una maniera molto particolare, ai poveri e ai feriti di questo mondo. La sua intelligenza, scintillante di intuizioni l’ha portato a alleviare la sofferenza profonda che non si riesce nemmeno a nominare. Al centro della sua vita di lavoro lui metteva il bello al servizio del bene. Ciò che poteva fare, ciò che doveva fare, lo ha fatto, anche al di là di ogni dimensione umana, in uno spirito di solidarietà che testimonia della sua immensa bontà. Questa missione deve continuare, perché la nostra società è carente in certi campi, nei quali le tecniche da noi sviluppate possono rivelarsi efficaci. Che si tratti della medicina, l’educazione, la psicologia, l’arte, la musica, i lavori di mio marito devono prolungarsi aldilà di ogni frontiera per poter essere riconosciute dalle istituzioni che potrebbero beneficiare delle sue ricerche. Vorrei insistere sulla sua fede, specialmente durante questi ultimi cinque anni di sofferenze fisiche e morali. Con questa fede, fiducioso e placido, lui si è lasciato condurre da Dio in un’ultima tappa di abnegazione totale che ha accettato, lasciando trionfare l’amore nel suo cuore martoriato. In una maniera nascosta al più gran numero di persone ha vissuto la saggezza della Croce in maniera eminente. Contemplando l’universo e soprattutto ascoltandolo, non ha trasmesso solamente delle tecniche e delle teorie, ma soprattutto uno spirito, ai suoi allievi, colleghi, pazienti, uno spirito di servizio, nutrito dall’amore per il prossimo. Per lui è la fine di un pellegrinaggio, con i suoi momenti di via Crucis, per raggiungere infine l’Ascolto totale del Dio che ha cercato per tutta la vita. Ci ha lasciato il giorno di Natale. E’ una dura prova accettare la morte di uno sposo amatissimo, ma, da parte di Dio, che bel giorno venire a cercare suo figlio e farlo nascere alla vita divina.
Lena Tomatis.
Translated by Concetto Campo |
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