Voi vi potrete chiedere che 
connessione esiste tra questa legge e l’apprendimento delle lingue straniere. 
Per capire ciò dovremo per prima cosa esplorare alcune delle differenze 
fondamentali tra le varie lingue. 
IL FASCINO DI UNA LINGUA 
Vi siete mai chiesti perché un 
piano suona diversamente da un violino, anche se state suonando la stessa nota? 
Avete mai notato che l’italiano parlato da uno straniero non suona spesso come 
italiano?  In tutte e due i casi, la ragione è la stessa. Daremo prima 
un’occhiata alla differenza tra piano e violino e dopo ritorneremo alle lingue.
Quando colpiamo il tasto di un 
pianoforte, generiamo un tono, una frequenza. Allo stesso tempo, comunque, molti 
altri toni sono generati, chiamati armonici. Gli armonici sono meno intensi del 
tono di base, così che noi udiamo maggiormente il tono di base. Quando noi 
suoniamo la stessa nota di base sul violino, si formano degli armonici 
differenti. Questo spiega perché un violino suona in maniera completamente 
diversa da un pianoforte. 
Una delle ragioni per cui il 
piano produce armonici diversi da quelli del violino è che le loro casse di 
risonanza sono molto diverse. Il piano ha una cassa di risonanza larga e 
pesante, mentre la cassa di risonanza del violino è piccola e leggera. 
Tornando alle differenze tra le 
lingue, come gli strumenti musicali, tutte le lingue usano gli stessi toni di 
base. Questi vanno dai 125 ai 250 Hz circa. Gli armonici, comunque, differiscono 
da una lingua all’altra. L’inglese usa molti suoni ad alta frequenza, che vanno 
dai 2000 ai 12,000 Hertz. Se ascoltiamo attentamente, distinguiamo queste 
frequenze elevate. Ascoltando tutte le S's (come in SeSSionS) 
e il suono "TH" (come in THanks). Il francese invece usa raramente questi 
suoni acuti. La S, per esempio, è raramente pronunciata a fine parola.
Vi chiederete perchè inglese e 
francese hanno armonici diversi. Qui l’analogia con la cassa di risonanza calza 
alla perfezione. I toni fondamentali sono generati dalle corde vocali. Questi 
toni viaggiano attraverso la cavità orale dove si vanno a formare gli armonici. 
La bocca agisce da cassa di risonanza. In realtà noi abbiamo due casse di 
risonanza perché la cavità orale è divisa in due parti dalla lingua. Come 
sappiamo. Noi dobbiamo posizionare la lingua in maniera diversa quando parliamo 
una lingua straniera.
Così noi usiamo “casse 
armoniche” diverse quando parliamo lingue straniere, generando così armonici 
diversi. E’ la posizione della 
lingua 
che fa la differenza! Ecco perché chiamiamo la nostra lingua “lingua madre”. 
Ecco perché diciamo anche che parlare una lingua straniera è un “esercizio di 
contorsione 
linguistica”.
Il concetto da dedurre da 
quanto detto precedentemente è che la maggior parte delle lingue usa set di 
armonici diversi.
I nostri orecchi, a forza di 
ascoltare noi stessi e le persone che ci circondano, sono sintonizzati 
maggiormente sulle frequenze della nostra lingua madre.
Alle frequenze straniere, 
siamo, in un certo senso, come sordi, a  meno che la nostra lingua madre non sia 
ad esempio il russo, il polacco o l’olandese. In questi casi succede che, 
essendo queste, lingue che utilizzano una gamma molto ampia di frequenze 
acustiche, è facile per gli appartenenti a questi gruppi linguistici percepire 
con chiarezza e quindi imparare con facilità una lingua straniera a condizione 
che cada dentro il recinto acustico della loro lingua.
E qui viene la connessione con 
le scoperte del professore Tomatis: poiché non riusciamo a percepire 
correttamente le frequenze straniere, non le possiamo pronunciare correttamente. 
Cosa ancora peggiore, non riusciamo a memorizzarle con facilità. Una situazione 
quasi senza speranza finché Tomatis non trovò un modo per allenare l’orecchio a 
percepire con chiarezza tonalità diverse.
Con un orecchio allenato, 
possiamo ridurre in maniera significativa il tempo richiesto per l’apprendimento 
di una nuova lingua. Una volta allenato il nostro orecchio, noi riusciremo a 
percepire correttamente il nuovo idioma. Perciò, saremo anche in grado di 
memorizzarne velocemente le parole e pronunciarle bene. Nella sezione che segue 
viene spiegato come si effettua il training dell’ascolto.
 
IL TRAINING ETNOLINGUISTICO IN TEORIA
Un’analogia, ancora una volta, può aiutarci 
a spiegare come il nostro orecchio viene allenato. Prima di ciò, però, diciamo 
perché l’orecchio non può percepire con chiarezza certe tonalità. Questo succede 
perché i due piccolissimi muscoli dell’orecchio medio, il muscolo del martello e 
il muscolo della staffa, non sono preparati a focalizzarsi su suoni raramente 
usati nella nostra lingua madre. Essi hanno bisogno di essere esercitati a far 
ciò. 
Il Professor Tomatis arrivò a mettere a punto un sistema molto ingegnoso per far 
fare questo esercizio all’orecchio. Semplificando molto, questo può esser 
spiegato come segue: facendo seguire all’orecchio la stessa operazione di 
accomodamento all’ascolto di un madre lingua, si alternano dei suoni in lingua 
attraverso due canali di amplificazione equalizzati in maniera differente, uno 
dei due mette l’orecchio a riposo, mentre l’altro stimola l’orecchio sulle 
frequenze della lingua che si vuole integrare. I muscoli dell’orecchio medio si 
abituano allora a dare al timpano la tensione più adeguata per focalizzare al 
meglio le frequenze della nuova lingua. 
                                                                                                                 
IL TRAINING ETNOLINGUISTICO IN PRATICA 
Come funziona il metodo in 
pratica?  Per prima cosa il consultante Tomatis effettuerà un test d’ascolto, 
che serve a misurare su quali frequenze il soggetto è più abile a discernere i 
suoni e su quali frequenze invece è più debole nell’analisi.
Successivamente la persona 
inizia il training audio vocale Tomatis per la lingua che vuole integrare dal 
punto di vista della comprensione e della pronuncia. 
Generalmente il training 
consiste in 2 o 3 cicli di sedute di esercizi audiovocali effettuati attraverso 
un apparecchio chiamato  Orecchio Elettronico a effetto Tomatis. 
Il primo ciclo dura 30 ore e si 
frequenta per 2 ore o 2 ore e mezza al giorno, fino alla conclusione delle 30 
ore. In una prima fase del ciclo il soggetto riceve dei brani in lingua 
attraverso una cuffia speciale collegata all’Orecchio Elettronico. L’Orecchio 
Elettronico fa sì che le informazioni vengano percepite come se il soggetto 
avesse lo stesso tipo di accomodamento uditivo di un madre lingua. 
 
Ciò comporta due effetti 
positivi: 
 
1 
– L’orecchio del soggetto inizia ad abituare la sua muscolatura a sintonizzarsi 
più rapidamente ai nuovi suoni, con guadagno sul tempo di apprendimento.
 
2 
– I suoni arrivano al cervello più nitidi rispetto al solito, in quanto 
ottimizzati sulle frequenze della nuova lingua a cui il soggetto non è abituato.
Inoltre, l’Orecchio Elettronico 
è dotato di un sistema che permette di regolare il tempo di passaggio dal canale 
di amplificazione che mette l’orecchio del soggetto in riposo al canale che lo 
mette in sintonizzazione con lo spettro di frequenze caratteristiche della 
lingua che si sta studiando. Ciò permette di allenare l’orecchio a reagire con 
un determinato tempo (tempo 
di latenza), 
che può essere regolato, nel caso di integrazione di una lingua straniera, sul 
tempo di latenza medio di quella determinata lingua. Questo tempo di percezione 
Tomatis ha scoperto influenzare il tempo di emissione sillabica. Da ciò il 
motivo per cui certe lingue sono pronunciate più velocemente di altre. Per 
esempio un italiano che deve pronunciare la parola francese “literature” deve 
non soltanto riprodurne la sonorità ma anche la rapidità, che è diversa da 
quella italiana. La corrispondente parola inglese, che si scrive allo stesso 
modo, sappiamo bene che viene quasi esplosa dall’apparato fonatorio di un 
parlante britannico, riducendo la pronuncia a pochi suoni rispetto per esempio 
al francese.
 
L’italiano, il francese, 
l’inglese e così come tutte le altre lingue, si contraddistinguono, quindi, a 
livello fisico-acustico, per l’utilizzo di bande frequenziali differenti (bande passanti) 
e per un tempo di emissione sillabica particolare che è in stretta relazione con 
il tempo di latenza medio di quel determinato gruppo linguistico.
Dopo la 
fase passiva 
del training, inizia la 
fase attiva 
dove l’allievo è invitato a ripetere parola e frasi emesse da un magnetofono. La 
voce dell’allievo ritorna al suo orecchio attraverso la cuffia collegata con 
l’Orecchio Elettronico trasformata sulle frequenze che caratterizzano la lingua 
e restituita con il tempo di latenza tipico della stessa. Gli effetti sulla 
pronuncia si notano quasi all’istante. Dopo un certo numero di sedute, il 
soggetto è allenato a livello neuro muscolare a percepire e a pronunciare in 
maniera migliorata. Ad un certo punto vengono introdotti esercizi di lettura in 
lingua.
 
Dopo il primo ciclo di 30 ore 
si lascia passare un periodo di tempo di alcune settimane (circa 6) che serve a 
consolidare il nuovo “software” linguistico e si prosegue con il secondo ciclo 
che è più breve (20 ore) dove si allena l’orecchio con esercizi sia passivi ma 
soprattutto attivi, ad affinare  e consolidare ulteriormente la percezione fine 
e la pronuncia della lingua. Se necessario si effettua un terzo ciclo di 20 ore 
per spingere ulteriormente la capacità di ascolto fine e di pronuncia della 
lingua o per esercitare l’ascolto su sonorità della lingua particolarmente 
ostiche per l’allievo.             
IL PARTO LINGUISTICO 
Esistono probabilmente più 
lingue che parole isolate, diceva Tomatis scherzando. E’ per questo che abbiamo 
bisogno di imparare anche in che ordine mettere le parole dentro le frasi, su 
quali parole porre l’enfasi, con che ritmo parlare, etc. Questa è chiamata la 
struttura del linguaggio. Tomatis ha sviluppato dentro il suo metodo un modo per 
imparare più facilmente la struttura del linguaggio. 
Alcune righe sopra abbiamo 
parlato di “lingua madre”, 
dando importanza alla parola “lingua”. 
Adesso diamo invece attenzione alla parola “madre”.
Si sa da molto tempo ormai che 
la struttura profonda della nostra lingua madre si è engrammata in noi durante 
la nostra crescita nel grembo materno. Durante gli ultimi cinque mesi di 
gravidanza, noi eravamo capaci di udire la voce di nostra madre. La sua voce 
però ci risuonava in maniera diversa dalla sua vera voce. Essa doveva passare 
attraverso il liquido amniotico che circonda il feto e che ha riempito 
l’orecchio medio. Ciò ha funzionato come un filtro acustico e ha lasciato 
passare solo le frequenze molto elevate, quelle sopra i 6000-8000 Hertz. E’ 
stata l’esposizione alla voce di nostra madre filtrata in questa maniera a dare 
al nostro cervello la struttura profonda della nostra “lingua madre”
 
Allo stesso modo, con il metodo 
Tomatis, questo processo viene simulato. Durante la fase passiva infatti, viene 
ascoltato un testo registrato in lingua madre che viene progressivamente 
filtrato fino a 8000 Hertz. Questo permette una migliore integrazione degli 
armonici elevati della lingua e dei suoi ritmi fondamentali. Ad un certo punto 
si iniziano ad aggiungere progressivamente le frequenze che erano state tolte, 
portando l’ascolto su tutte le frequenze della nuova lingua, così come era 
successo dopo la nascita che il nostro orecchio si era dovuto adattare dalla 
sonorità data da un ambiente liquido  alla nuova sonorità data dall’ambiente 
acustico aereo. Questo viene chiamato con un termine tecnico “parto sonoro 
linguistico” .
 Una volta nati nella nuova 
lingua iniziamo a parlare, quindi si inizia con il metodo Tomatis a ripetere 
parole e frasi attraverso l’Orecchio Elettronico e si impara a controllare 
pronuncia ed intonazione.
L’ORECCHIO CHE DIRIGE
Pochi sanno  che come abbiamo  
una mano o un occhio dominante, abbiamo anche un orecchio dominante.
Alcune persone ascoltano 
maggiormente con l’orecchio destro, mentre altre ascoltano di più con l’orecchio 
sinistro. Il Professor Tomatis scoprì che è più vantaggioso ascoltare 
maggiormente con l’orecchio destro, soprattutto quando si vuole imparare una 
nuova lingua. Ciò perché l’orecchio destro è collegato più direttamente con 
l’emisfero sinistro del cervello, dove si trova il centro che controlla le 
abilità linguistiche. Se si ascolta di più con l’orecchio sinistro, 
l’informazione è inviata al cervello destro e deve essere reindirizzata 
all’emisfero sinistro per essere elaborata. Questo prende tempo. Non solo, 
attraverso questo cammino più tortuoso, i suoni rischiano di perdere parte degli 
armonici elevati. Diciamo che è più vantaggioso in genere essere destri di 
orecchio.
Durante il training con 
l’Orecchio Elettronico è possibile allenare l’orecchio destro a divenire 
dominante e questo andrà a facilitare ulteriormente l’integrazione linguistica.
LE PROVE SPERIMENTALI
Lo studio di Coomen
Nel 1976, l’efficacia del 
metodo Tomatis venne testa in una scuola della città di Coomen, in Belgio. Una 
classe di 30 studenti di una scuola superiore venne divisa in due gruppi ben 
bilanciati per le loro abilità di ascolto, determinate dal test d’ascolto.
Nessuno di questi studenti, di 
madrelingua francese, aveva in precedenza studiato la lingua inglese. Il primo 
gruppo seguì i corsi tradizionali di inglese, così come previsti dal programma 
scolastico. Il secondo gruppo seguì il training Tomatis per tre mesi, seguito da 
sei mesi di lezioni scolastiche regolari. Alla fine dell’anno scolastico , tutti 
gli studenti vennero testati da un esaminatore indipendente per la comprensione 
e la pronuncia. Il gruppo Tomatis superò di gran lunga il gruppo di controllo. 
Dopo le vacanze estive i due gruppi vennero testati nuovamente e la differenza 
divenne più pronunciata. 
Il gruppo Tomatis mantenne ciò 
che aveva imparato, mentre il gruppo di controllo aveva dimenticato buona parte 
di ciò che aveva appreso.
Il risultato di questo test 
provò per le istituzioni scolastiche la validità del metodo. Da allora molti 
studenti e professionisti nel mondo hanno beneficiato del metodo Tomatis per 
l’apprendimento delle lingue.
Molti professionisti del mondo 
dello spettacolo italiano e internazionale utilizzano il metodo non solo per 
affinare le loro performance verbali e canore, ma anche per imparare in tempi 
più brevi l’uso di una lingua straniera, sormontando quello che spesso è il 
maggiore ostacolo per i madre lingua italiani e cioè le difficoltà di pronuncia 
e di comprensione.  
Training linguistico all’interno di un grosso gruppo industriale
Dal 1989, Eurocopter, una delle 
più importanti società costruttrici di elicotteri nel mondo, usa il metodo 
Tomatis per facilitare ai suoi dipendenti l’apprendimento della lingua inglese. 
La natura internazionale della sua attività richiede che i suoi dipendenti siano 
inviati all’estero e che parlino fluentemente la lingua della loro controparte.
Parlare la lingua del partner 
in affari facilita la comunicazione, ma crea anche contatti che possono portare 
a futuri contratti. Eurocopter ha dedicato un budget molto significativo per 
educare il suo personale. Tra il 1989 e il 1995, 580 dipendenti hanno seguito il 
Training Linguistico Tomatis e i loro progressi sono stati monitorati.
Mentre l’European Council stima 
che sono necessarie almeno 700 ore per divenire fluenti in una lingua straniera, 
Eurocopter si era posta l’obiettivo di ottenere la fluidità in 620 ore. I 
dipendenti di Eurocopter che seguirono il Training Tomatis, seguito poi da 
regolari lezioni di lingua inglese, raggiunsero questo obiettivo in sole 520 
ore. Un risparmio sostanziale di 180 ore.         
 
Dopo aver completato il 
training con il metodo Tomatis  
  
Un beneficio inatteso fu che l’ 
83% delle persone notò di comunicare meglio con gli altri e di essere più 
motivate a prendersi delle responsabilità. 
La ricerca interuniversitaria europea Audio-Lingua
La ricerca è stata condotta durante 3 anni dal 1993 al 1996 su: 
"l'accelerazione e l'approfondimento della comprensione 
uditiva e dell'espressione orale di una lingua straniera attraverso il supporto 
di uno strumento elettronico” e denominata “Progetto Audio – Lingua”. 
Il supporto utilizzato è stato il “Sistema Tomatis di Allenamento alla 
Percezione Sonora” denominato qui STAPS, 
il cui strumento principale è l’Orecchio Elettronico a Effetto Tomatis
Questa ricerca è stata iniziata dall'Università di Bologna e ad essa hanno 
partecipato le seguenti università ed istituti di alta formazione:
*Bureau Lingua (denominato a partire dal 1996: Bureau d'assistance technique 
Socrates), Bruxelles - Belgio
*Università di Bologna - Scuola Superiore di Lingue Moderne per Interpreti e 
Traduttori, (SSLIMT) - Italia;
*Katholieke Vlaamse Hogeschool, Antwerpen - Belgio;
*Gerhard Mercator Universität, Duisburg - Germania;
*Università La Sapienza, Roma - Italia;
*Università Cattolica Del Sacro Cuore, Milano - Italia;
*Universidad de Zaragoza, Zaragoza - Spagna;
*CITO (National Institute for Educational Measurement), Arnhem - Olanda;
Ogni università ha costituito 3 gruppi:
1- Gruppo “STAPS": questo gruppo lavora 
con 1'Orecchio Elettronico su un corpus che permette di allenarsi alla 
pronuncia, ma senza alcuna assistenza di insegnanti.
2- Gruppo Controllo: questo gruppo lavora 
in laboratorio di lingua tradizionale su un corpus che permette di allenarsi 
alla pronuncia con 1'assistenza permanente di un insegnante.
3- Gruppo O: questo gruppo lavora 
senza alcun esercizio specifico sulla pronuncia; segue i corsi corsi di lingua 
secondo la prassi normale in vigore nella sua università.
Ciascuno dei gruppi seguiva i corsi di lingua in vigore nella sua università.
I risultati di questa ricerca convalidano il “Sistema 
Tomatis di allenamento alla percezione Sonora" come strumento affidabile e 
complementare dei sistemi d'insegnamento utilizzati nelle università 
che hanno partecipato all'esperienza AUDIOLINGUA
Da questi risultati si evince che:
Il metodo S.T.A.P.S. permette di ridurre in maniera 
molto significativa il tempo di apprendimento e di conseguenza lo 
sforzo di concentrazione e la fatica dello 
studente; ciò risulta dall'attivazione di una più grande capacità di analisi e 
di differenziazione dei suoni.
La sua azione sugli aspetti percettivi dell'apprendimento (capacità di 
comprensione ed espressione orale) permette un 
guadagno del 50% sul tempo di integrazione.
Questo training si può integrare, con lo stesso 
successo, ad altri metodi pedagogici. In questo modo può far parte 
del programma pedagogico di qualsiasi struttura formativa e può essere 
utilizzato sia individualmente che collettivamente. 
L'utilizzazione dello STAPS è vivamente raccomandata 
per l'insegnamento delle lingue, in particolare in assenza di insegnante di 
lingua materna. 
  
  
  Le facoltà percettive individuate e poi riattivate dall'utilizzazione dello 
  S.T.A.P.S. continuano ad evolvere dopo il periodo 
  di training. 
  
  
  
   
 
Il Prof. Tomatis ha osservato che ogni lingua 
utilizza in maniera preferenziale alcune zone di frequenze sonore, chiamate 
bande passanti.
In basso la tabella delle bande passanti di alcune lingue di uso corrente :